GUERRILLA SPAM | CHEAP street poster art festival 2017

[:it]Il collettivo italiano Guerrilla Spam racconta la Bolognina e le sue complessità con un paste up di 120 metri. quadrati
Secondo tra i Main Artist invitati alla quinta edizione di CHEAP ad entrare in azione, Guerrilla Spam sceglie di lavorare in Bolognina, portando all’estremo il concetto di site specific. È infatti il muro esterno di un edificio in rovina lungo via della Liberazione ad ospitare il grande paste up di 120 metri quadrati su cui trova spazio un grande “affresco” sulla Bolognina, tra i quartieri più complessi, multietnici e in trasformazione della città.
Nato nel 2010 a Firenze “come spontanea azione non autorizzata di attacchinaggio negli spazi urbani”, il collettivo ha perseguito negli anni una modalità d’azione che si sviluppa come una vera e propria “Guerrilla”: veloce, irruenta, che si impone agli occhi del passante disseminando messaggi improvvisi e inattesi nel tessuto urbano, come lo “Spam” delle email. La scelta di un essenziale bianco e nero – contrapposto ai colori sgargianti della pubblicità – caratterizza fortemente la loro produzione, sempre percorsa da una tagliente critica sociale che spesso si accompagna ad un’ironia di forte impatto.
Partendo dall’illustrazione, il collettivo costruisce narrazioni popolate da mostri, demoni, fantocci grotteschi: un’iconografia dalle forti tinte allegoriche che, nella sua volontà di raccontare la contemporaneità attraverso un sottotesto critico di rappresentazioni simboliche, ha come riferimento esplicito la pittura fiamminga di Bosch e Bruegel. Ma non solo: altri rimandi ideali passano da Dürer a Goya, da Otto Dix a Max Ernst, fino ad arrivare a Pontormo e Beccafiumi.
Il ricorso all’allegoria e ad una fitta trama di riferimenti alla storia dell’arte – in questo caso extraeuropea – percorrono anche il progetto realizzato nell’ambito di Cheap Festival, dal titolo Il giardino. Composta da 6 moduli di 9 x 2,2 metri ciascuno, l’opera ha uno sviluppo orizzontale, quasi fosse un papiro che, srotolandosi, rivela una narrazione per immagini. Il riferimento all’arte egizia è in effetti esplicito anche nel ricorso ad una prospettiva che non tiene conto della terza dimensione, procedendo per accumulo in un susseguirsi di scene. La Bolognina, protagonista dell’opera, è metaforicamente rappresentata come un hortus conclusus, delimitato da un muro da cui si sporgono figure di osservatori esterni. Da un lato, tra gli altri, gli stessi artisti – Guerrilla Spam – che si autorappresentano con un binocolo, sottolineando la loro visione del quartiere, parziale e relativa, per come è descritta nei media. Dall’altro, gli attori della cosiddetta “riqualificazione”, rappresentati nell’atto di entrare a gamba tesa nel giardino, microcosmo in cui convivono una pluralità di personaggi, così come è composita la flora che che popola un ecosistema. Tra questi due estremi, si sviluppano 9 scene, leggibili su più livelli interpretativi. Il meno diretto affonda le radici in richiami all’arte orientale, araba, egiziana, ma anche – nella texture dello sfondo – ad un arazzo francese quattrocentesco, a sottolineare la multiculturalità del quartiere, valorizzata esplicitamente nella quarta scena su cui campeggia la parola “dialogo”.
Le altre tavole sono invece incentrate sulle problematiche che affliggono il quartiere: senzatetto che non hanno cibo e riparo, ronde auto-organizzate che per un certo periodo sono salite agli “onori” della cronaca, speculatori edilizi che hanno cambiato il volto della zona, spersonalizzandola. A chiusura, una figura che innaffia, il cui abito porta impresso il sottotitolo dell’opera: Coltivo il mio giardino e il mio giardino mi coltiva. L’intento esplicito non è imporre al passante una visione precostituita, seppur antitetica a quella dominante: l’assunto di base risiede piuttosto nella convinzione che la comprensione della realtà debba passare necessariamente attraverso una presa di coscienza, che si realizza innanzitutto per mezzo della visione. In ciò, la rappresentazione artistica assume un ruolo politico, rivelandosi fondamentale per stimolare, provocare e destabilizzare il passante, facendo contemporaneamente appello alla sua capacità di costruire autonomamente visioni del mondo alternative.
foto Michele Lapini
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